Tratto dall’intervista a don Di Noto del quotidiano dei vescovi Avvenire :
Domanda: Ha sbagliato lo psichiatra che nei giorni scorsi ha denunciato il cliente che abusava delle nipotine violando il segreto professionale?
Risposta di don di Noto: «No, perché prima di tutto il medico ha pensato a proteggere le bambine, che erano in pericolo. Per un sacerdote in confessione è diverso: il sacramento impone il segreto, il perdono appartiene solo a Dio. Ho confessato alcuni pedofili e, se era il caso, ho imposto loro come penitenza di costituirsi».
Puro relativismo morale, insomma.
Non sarebbe meglio rischiare l’ira di Dio per un sacramento violato per salvare delle bambine o bambini da futuri e certi abusi? (Tra parentesi non mi risulta che le presunte sacre scritture prescrivano il segreto del confessionale)
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