Qualcuno avverta Marco Travaglio che la Giustizia Italiana non è fonte di una sorta di Verità Riveltata, ma rispecchia spesso e volentieri convinzioni puramente soggettive e non condivisibili.
Non bastava aver spiegato a tutti i non credenti italiani che il crocifisso è un simbolo che anche loro devono sentir proprio.
Non bastava aver condannato la trasmissione Anno Zero per aver urtato la sensibilità dei cattolici, in riferimento al documentario che ha osato spiegare la copertura di numerosi casi di pedofilia operata da alcuni vescovi.
Oggi tocca al tele-disturbatore Paolini, condannato a 5 mesi di galera per vilipendio della religione mediante offesa al pontefice:
I fatti contestati avvennero tra il 5 e il 15 luglio di tre anni fa. Paolini durante una trasmissione della Rai mandata in onda presso la Federazione italiana gioco calcio si mise alle spalle del cronista urlando dal megafono parole offensive nei riguardi del Papa, definendolo “gay”, e di Berlusconi definito “puttana”. Oggi e’ comparso in giudizio difeso dagli avvocati Lorenzo La Marca e Massimiliano Kornmuller davanti al giudice monocratico che ha ritenuto di condannarlo soltanto per le offese alla religione dello Stato.
Ricapitolando, la Rai aveva tentato di fare condannare Paolini per interruzione di servizio pubblico, ma è stato assolto da questa accusa.
Contemporaneamente, il giudice ha deciso che il termine gay sia un insulto (per la gioia di tutti i giovani teppistelli italiani) e senza alcuna prova certa ha stabilito l’eterosessualità dell’attuale pontefice. Complimenti.
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