Qualche giorno fa a Genova il Papa Benedetto XVI ha parlato di dialogo con i non credenti (per convertirli forse?).
Oggi su Avvenire, nella sezione delle lettere al quotidiano, si legge invece il pensiero di un prete. La lettera è intitolata Perdita di Dio causa di tanto male:
Caro Direttore, nei giorni scorsi molto si è parlato, scritto, radioteletrasmesso sulla orribile e incredibile vicenda, terminata con la morte crudele del carissimo e indimenticabile Nicola Tommasoli. Mi permetto di fare anch’io un sofferto commento, in mezzo a tanto fumo e confusione, anche se sono l’ultimo prete della diocesi di Verona. La causa principale, anche se non l’unica, è questa: viviamo ormai in una società materialistica, edonistica, consumistica (così l’ha definita recentemente il Papa) ed io aggiungo, per maggior parte, atea. Non c’è più Dio in troppe famiglie, in troppe scuole, in troppe associazioni, in troppi sindacati e ambienti di lavoro, nella politica e nello stesso governo, in troppi partiti, in troppe tv, in troppi gruppi rossi, verdi, gialli e neri. Senza Dio la vita non ha più valore e cadono tutti i valori; senza Dio siamo bestie, anzi, peggio delle bestie, come hanno dimostrato i cinque giovani assassini. E troppa povera gioventù vive e respira in questo disastro morale, sociale e religioso, con o senza colpa. Ed ecco tutti i frutti incredibili e dolorosi che abbiamo visto e toccato, anche in questi giorni e non soltanto a Verona, ma in molte altre città d’Italia. Questa è la causa di tutte le altre cause, previste e non previste. don Mario Gatti
Negrar ( Vr)
Dalla lettera si evince chiaramente che il dialogo possibile con i credenti può essere limitato unicamente alle discussioni sul meteo o sui risultati del campionato di calcio.
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